mercoledì 25 marzo 2009

Ciò che non conosciamo, lo uccidiamo senza accorgercene

Questo post nasce come un compito, quello di commentare l'articolo "Coltivare le connessioni" scritto dal Prof. Formiconi.

Ho usato come titolo la frase che più mi ha fatto riflettere: io, come molti altri miei coetanei, sto mandando alla morte un immenso mondo di uomini, di eventi e di ideali soltanto perchè non rientrano nelle mia conoscenza. E che cos'è la mia conoscenza? E' quell'insieme di concetti che ho dovuto per anni ed anni infilarmi nella testa, concetti "somministrati da una cattedra e pagati un certo prezzo che prima erano respirati nella comunità". Ad essere sincero nella comunità in cui vivo non riesco a respirare gli insegnamenti ottenuti, respiro anzi una forte refrattarietà verso le istituzioni che impongono l'apprendimento di certi concetti che sembra naturale mandare al patibolo.
Non mi sembra giusto uccidere così tante entità soltanto per una inesatta modalità della loro trasmissione tra la diverse genereazioni. L'aveva capito Don Milani, che era risuscito a creare un sistema scolastico, quello della Scuola di Barbiana, capace di affiancare la quantità delle cose insengnate alla qualità del loro apprendimento da parte degli studenti. Ciò basandosi su una forte interconnessione tra gli studenti e sulla loro capacità di "fare rete", e si sa che la rete "riesce a produrre qualcosa di superiore alla mera somma delle parti".
E' qui che viene scardinato uno dei principi su cui si basa la società scolarizzata, una società in cui gli uomini sono costretti a vivere seperati tra di loro rimanendo in silenzio. Non credo che l'esperienza della scuola di Barbiana possa venire ripetuta nelle scuole italiane, ma basterebbe fare propri quegl'insegnamenti su cui essa si fondava; può risultare illuminante questo video: http://cooperativelearnignlim.blogspot.com/2009/03/la-scuola-secondo-me.html.
Le connessioni tra gli esseri viventi danno vita a qualcosa di sublime che purtroppo rimane ingabbiato nella mentalità gerarchica che vige sulle menti dell'uomo. Sarebbe necessario compiere una radicale riforma della metodologia di apprendimento, sarebbe necessario rafforzare la capacità dei bambini, ancora non avvezzi ad un sistema di vita gerarchico, di fare rete (invece di creare classi "ponte" dove le diverse culture rimangono segregate e di fatto uccise).
Si rischia di creare un mondo dove la superficialità vi farà da padrona, in cui all'uomo niente più starà a cuore ed in cui la moltitudine di nodi del pianeta, malgrado gli strumenti forniti da Internet, non riuscirà a creare un'adeguata rete di connessioni.

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